Rev.do Don Benedetto Carbone Via Costarella, 12                                                                            58...

Don Benedetto

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Rev.do
Don Benedetto Carbone
Via Costarella, 12                                                                          
58045 CIVITELLA MARITTIMA. GR                   
Tf. E Fax 0564/900741

Il mio Primo incontro con la 
                                                                  Dottoressa Caterina Stelitano 



           Quanto è brutto sentirsi male e quanto è ancora più
brutto sentire aumentare il male!

                 Una colica addominale mi colse improvvisamente la
notte del 16 Dicembre 2006. Nel corso delle ore il dolore
si dilatò in tutto il corpo, via via sempre più lancinante
ed insopportabile. A nulla valse l’intervento della guardia
medica di Pellaro, né ebbero miglior successo le attenzioni
di due dottori, a me legati da sincera amicizia, il Dottor
Tonino Caccamo, e suo genero Dottor Francesco Marino.

            Nel tardo pomeriggio del 17 dicembre fui da loro accom –
pagnato al Pronto Soccorso degli Ospedali Riuniti di Reggio
Calabria. Mi si ricoverò in ‘Accettazione’. Nei giorni suc –
cessivi mi si sottopose ad esami accurati e ad accertamenti
scrupolosi. Fu la TAC a rivelare la presenza di un “linfoma
non Hodgkin a grandi cellule diffuso”. Ma l’esito defini –
tivo giunse da Bologna che, in seguito all’esame istologico
di un linfonodo, ne definì la natura: “Linfoma aggressivo”,
quindi ‘maligno’ e ne suggerì la terapia. Una terapia che
andava espletata in un arco di tempo di almeno quattro mesi,
ne occorsero invece dieci.

       Fui invitato a recarmi all’ambulatorio della Dottoressa
Caterina Stelitano, sempre presso gli Ospedali Riuniti, al
Reparto di Ematologia, IV Piano, in Day Hospital, per defi –
nire il da farsi. Vi fui accompagnato dal Dottor Caccamo.

       Entrammo, e subito chiesi alla Dottoressa di preparar –
mi cortesemente la cartella clinica, in quanto era mia intenzio-
ne iniziare e concludere il ciclo terapeutico presso l’Ospe –
dale di Siena. A me sembrava giusto ritornare in sede, a
Civitella Marittima, provincia di Grosseto, ma Diocesi di
Siena. La mia Comunità Ecclesiale mi attendeva ed io avrei
Continuato, nei limiti del possibile, a seguirla e a ser –
virla. D’altronde ne ero Parroco e ci tenevo a vivere
la mia quotidianità tra il mio popolo.

        Il Dottor Caccamo risolutamente mi sconsigliò di trasfe –
rirmi all’Ematologia di Siena, adducendone ragioni più che
valide, giuste e sensate, ma io non le volli prendere in
considerazione alcuna.

         Eccole, in breve:
-   La  strada Civitella – Siena, oltre 40 Km, durante l’inver –
No non sempre è percorribile, vuoi per la neve, vuoi per
La nebbia fittissima. Come tu arriveresti puntuale per
L’orario fissato ? E quando neppure ti è possibile parti –
re? Rimandare ? ore, giorni, qualche settimana ?  Il
ciclo terapeutico ne soffrirebbe.

-   Non puoi tu, nella maniera più assoluta, metterti al volan –
te della tua macchina. Chi ti porta ? troverai sempre una
persona disposta a farlo ? A Civitella non hai amicizie
così incisive e così efficienti. Qui siamo in tanti a
disposizione con il mezzo.

-   In Calabria tu sei stato tanti anni e si è instaurato un
afflato tra te e le varie popolazioni che hai servito,
per cui non ti si lascerà solo, non ti si farà mancare
nulla, ti si porterà anche fuori, qualche volta a Gambarie,
qualche volta lungo la Jonica, nei luoghi a te cari e

oltremodo suggestivi per i ricordi che in te ravvivano.
Spesso consumerai i pasti presso le nostre famiglie del –
l’Equipe di Notre Dame. Insomma, non ti macherà la compa –
gnia.

-   Qui, a Reggio Calabria, non devi accudire la casa. Ci sarà
chi provvederà per il bucato. Il riscaldamento è più che
garantito, d’altronde il freddo dura poco, essendo il nostro
clima piuttosto mite.

-   Non pensare che, andando a Civitella, tu possa li, eserci –
tare il ministero sacerdotale. Le terapie richiedono riposo,
a volte isolamento, Si deve stare il più lontano possibile
dai luoghi pubblici. A volte si è soggetti a stordimento
e a barcollamento. Anche la mente non può sempre concentrar –
si. Le energie fisiche si affievoliscono. Non è sufficiente
la forza di volontà.

-   Potresti sentirti male e aver bisogno anche di assistenza
Notturna. Qui ci si farebbe a pezzi per definire eventuali
Turni. Inoltre io e mio genero siamo medici. Altri dottori
Sono a portata di mano, e poi, in meno di un quarto d’ora,
se necessita, si raggiunge l’ospedale!

     Forse il Dottor Caccamo parlò oer oltre mezz’ora.
Alla fine del suo dire, io gli ribadii: “No, vado a Siena”.

        Mi guardò la Dott.ssa Stelitano, Vicino a Lei
in piedi stava una giovane dottoressa, sua assistente, attenta
a tutto il discorso, Ebbene, la Dott.ssa Stelitano, con un
sorriso dolce, senza per nulla risentita della mia decisione, 
con tutta calma, mi disse: “ Don Benedetto, qui la cureremo
Bene”. Io Le risposi: “Ma è un linfoma maligno”. E la giovane
Dottoressa: “Non si preoccupi, noi lo vinceremo”.

           Intanto la Dott.ssa Stelitano continuò a guardarmi,
uno sguardo non intenso, non penetrante, non invasivo. E mi
ripetè : “Resti qui, la cureremo molto bene”. Poche parole,
prive di un seguito motivante, prive di comparazione con altri
ospedali, prive di orgoglio professionale.

           Quattro sole parole “Qui la cureremo bene”, otto silla –
be appena “ qui la cu-re-re-mo be-ne” mi toccarono in pro –
fondità, mi persuasero, mi convinsero, e risposi :”Dottoressa
si, rimango qui. Resto a Reggio Calabria. Mi farò curare da Lei.
Mi fido di Lei e mi affido a Lei”.

           Il dottor Caccamo, stralunato, protestò : “Come, io
che ho parlato oltre mezz’ora, non ti ho convinto, mentre la
Dottoressa che ha appena detto e ripetuto quattro parole ti
ha convinto!”. Risposi io:”E’ difficile spiegartelo: Quelle
parole non è che mi abbiano convinto sul piano discorsivo, mi
hanno, però, trasmesso FIDUCIA. Vedi, a volte le dicisioni
più azzeccate non sono quelle che scaturiscono da motivazio –
ni valide argomentivamente, ma quelle che sgorgano da senti –
menti, e la FIDUCIA è uno di questi sentimenti”

       Nei loro contenuti, le motivazioni espresse dal Dottor
Caccamo erano più che giuste. I suoi ragionamenti non sgar –
ravano di un punto. Tutto, però, era riferito a me, alla
mia persona, alla mia situazione, alla mia realtà. Della
Dottoressa non mi si disse  nulla. Era quella la prima volta
che la vedevo, né il Dottor Caccamo l’aveva mai incontrata
prima.

       Diverse furono le mie motivazioni di fondo.
Pur considerando l’apparato logistico per raggiungere
La città assai difficoltoso, pur considerando lo stato di
Precarietà in cui avrei dovuto vivere, io avevo deciso per
Siena in quanto, tramite personalità influenti sarei stato
Certamente affidato a dottori e medici di riguardo, e quindi
Trattato con attenzione e tutto rispetto.
  
       Ebbene, la Dottoressa Stelitano, con quelle quattro
parole si presentò da sé, in tutto il suo spessore profes –
sionale, uno spessore in cui subito intravidi i valori con
cui essa esercita la sua attività, cioè sincerità e umanità.
Questi valori costituiscono l’anima della sua professionalità,
ne sono come la filigrana, c’è,ma bisogna saperla intravedere.
Ed è ciò che io seppi fare!

        Così, tra una fiducia indiretta, cioè elargita gratuita –
mente a Dottori, tramite altre persone, ed una fiducia diretta,
cioè data personalmente e consapevolmente alla Dottoressa Steli –
tano, che mi stava davanti in carne ed ossa, optai per questa
ultima, e non sbagliai!

      D’altronde quei due valori, da me intravisti nella Dottores –
sa, sono da me apprezzatissimi in quanto costituiscono, da
sempre, il fondamento del mio relazionarmi con gli altri.
Quando io, poi, ne constato l’esistenza anche in altri, ho
un sussulto nel cuore. Diventa allora facile, per me, stabi –
lire con l’altro un rapporto dialogico piacevole e sereno, e
diventa, altresì, facile contrarre nel tempo una amicizia
sicura e duratura, in cui ciascuno si arricchirà del diverso
che è nell’altro.

     Questi valori sono vissuti e testimoniati dalla Dottoressa
Stelitano con tonalità diverse, secondo lo stato di salute
dei pazienti e secondo le circostanze.

     La Dottoressa non è donna che parla a vuoto, non parla
né per passatempo, né per perder tempo, né per prendere tempo.
La sua parola non è mai ambigua perché ha sempre quel signifi –
cato preciso che enuncia, è limpida, chiara, trasparente, è
il suo pensiero stesso con cui essa si identifica. E’ parola
sincera e soave, seria, sicura, responsabile. Nella sua parola
c’è la percezione della realtà nella sua verità. Ed è per
questo che Ella, parlando, non si scompone affatto, né ha
bisogno di gestualità aggiuntiva, né di sguardi complemen –
tari.

     Il suo viso aperto, il suo volto luminoso, la sua pacata
mitezza, il suo tratto, il suo stile, la sua voce rivelano
l’equilibrio di giudizio, d valutazione, di attenta rifles –
sione delle sue parole, così sempre misurate e ponderate!

     Anche negli scritti ci sono queste stesse caratteristiche.
Le sue relazioni cliniche hanno la semplicità, la chiarezza,
e l’evidenza della parola. Leggendole;, sembra che Ella ti
parli e sia lì, di fronte a te.

                La sua parola è suadente in forza della sua
Accentuata umanità. E’ da qui che sgorgano le sue emozioni
di gioia, di ansia, di attesa di preoccupazione, di rabbia.
Ella sa porsi nelle condizioni del paziente, ne condivide il
Percorso, compartecipa alle sue sofferenze, sente l’amaro

Delle delusioni inattese e lo smarrimento nei fallimenti
inevitabili. Ogni decesso, infatti, anche previsto, costituisce
per un medico cosciente una sconfitta.

        Il reparto di ematologia e zona di guerra, è reparto
di trincea, di prima linea, è il fronte dove vita e morte
si affrontano in un duello accanito, ciascuna con proprie
vittorie e le proprie sconfitte, è reparto dove l’impegno
richiesto è massimo, dove l’attenzione non può venir mai meno,
dove non ci si può distrarre neppure per un secondo. Qui
tutti gli operatori, medici e paramedici devono essere un cuor
solo e un’anima sola. La collaborazione tra loro è essenzia –
le.

         Ebbene, in questo reparto, la Dottoressa Caterina
Stelitano è dono totale per gli ammalati. Qui trascorre le
sue giornate, qui scandisce i suoi ritmi di lavoro, qui
consuma la sua vita . Qui, offre se stessa, ora dopo ora,
qui il suo cuore palpita trepidando, qui il suo sorriso
da coraggio, alimenta la speranza, aiuta la rassegnazione.

         Ma ciò che più conta è che l’ammalato, con Lei, non
si sente un peso, non un incomodo, non un numero, ma una
PERSONA, e come persona è da Lei trattato.

Lì:  26 Ottobre 2010

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